Le composizioni astratte e imperfettamente geometriche di Leon Akwadal segnano un percorso  espositivo che vuole essere manifesto e invito ad affinare la capacità sensoriale, non solo visiva. Il bravo artista francese, dalla cultura multietnica e poliforme, espone per la prima volta all’ART G.A.P. Gallery di Roma la sua nuova collezione di opere vive e colorate di emozione e allegria.

TIPOLOGIA: Mostra personale

DATE: 29 Agosto – 10 Settembre 2015

LUOGO:  ART G.A.P. Gallery (ROMA)

PATROCINI: Regione Lazio, Roma Capitale

CURATORE: Cecilia Paolini

ARTISTA: Leon Akwadal

Francese di nascita, cosmopolita di adozione, Leon Akwadal affronta la pittura come un laboratorio di sperimentazione sensoriale attraverso il quale rende visibile ciò che l’immaginazione crea per ispirazione dagli oggetti quotidiani. Il risultato è straordinariamente vario e inaspettatamente concreto: la pura geometria utilizzata da Akwadal è volutamente imperfetta poiché nulla, sia nella realtà, sia nella fantasia più immediata e istintiva, è composto da linee precise e forme esattamente simmetriche.

L’astrazione delle forme è una convenzione, ma non ha nulla di reale né, paradossalmente, di immaginifico: l’imperfetta geometria di Akwadal è il giusto tributo alla libera immaginazione umana, più attratta dalla variazione imprevista che dalla semplice simmetria.

Nelle multiformi variazioni tonali delle opere di Akwadal, l’osservatore può perdersi nella diversità delle superfici materiche con cui la pittura è stata creata: repentini cambiamenti di materiale, colori che si alternano come in una danza tradizionale, a chiunque familiare ma sempre in grado di emozionare, i dipinti presentati in esposizione sono una sorpresa per gli occhi anche dopo mille visioni, poiché ogni centimetro è frutto di un’elaborata ricerca sensoriale.

Raffinato e sagace, grande sperimentatore di materiali e tecniche artistiche, Leon Akwadal inventa in ogni composizione pittorica un universo-mondo composto da infiniti particolari, molteplici textures che formano mosaici di colori, arabeschi caleidoscopici di immagini, tappeti di fluorescenze che hanno un vago ricordo della realtà, ma che si trovano familiari nella genialità dell’invenzione artistica.